giovedì 21 ottobre 1999

a casa di Friz

Friz era fondamentalmente un fallito. Un ventiseienne fallito. L’unica cosa buona che sapeva fare era vendere fumo, dell’ottimo fumo. Aveva un monolocale in affitto in periferia e un lavoro in fabbrica e il fumo. Una volta possedeva una Fender bianca e un piccolo Marshall, ne era orgoglioso, ma dovette vendere tutto per pagarsi l’affitto. Non che fosse bravo con la chitarra, ma in un certo senso era un modo per elevarsi un pochino dalla cacca.
Friz se la passava male ma non sembrava preoccuparsi, così nessuno ci pensava. Ed era normale.
Il citofono suonò alle due, aspettava Toni e il suo amico. Aprì senza sentire chi fosse, e tornò a sedersi sul divano. Alla tv come sempre davano i Simpson e Friz non se li perdeva mai.
Dlindlon! La porta. Si alzò di nuovo e aprì a Toni.
“Ciao vecchio”
“Come va Friz?”
“Bene”
“Questo è Marco”
“Ciao Marco”
“Ciao Friz”
“Sta iniziando, sedetevi.”

“Questa l’ho gia vista, è quella del peperoncino allucinogeno! Fichissima!”

“Stupenda, una delle migliori…”
“Gia”
“Allora ragazzi, quanto ne volete?”