domenica 31 marzo 2002

due domande

Abbastanza confuso.
Sono abbastanza confuso, e la confusione è una costante della mia vita; proprio adesso posso dire che il mio stato confusionale non è imputabile a nessun’altra circostanza se non al fatto che esisto. Io esisto, e l’essenza stessa dell’esistenza mi manda ai pazzi…
Minchia! Sono in amore e niente è chiaro; non con un’accezione negativa ma niente è chiaro. Stessa situazione di quando ero non in amore: niente era chiaro. Mai sono stato in chiarezza e, accidenti: che cazzo sto scrivendo?
So per certo che la Felicità è favorita dalla totale assenza di inquietudine, anzi, ha come requisito fondamentale la totale assenza di inquietudine; la costanza mia nella permanenza nello status di “abbastanza confuso” non può non ingenerare inquietudine (più o meno marcata). Non posso dunque essere Felice? Diciamo che un passo fondamentale è riuscire a convivere con l’assenza di “controllo assoluto”. Fatto questo è automatico il dissolversi di quel recondito turbamento che è l’inquietudine: ecco abbiamo a disposizione il requisito fondamentale!
Comunque mi rendo conto che una certa piccola, strisciante, non necessariamente maligna tensione è costantemente presente, a volte in background, in me… E penso “Bene cazzo! E’ bene che sia così!” Altrimenti sarei fermo. E non so se essere fermi&felici rende Felici; credo di no.
Le mie domande sono:
• Si può restare per molto tempo IN Felicità, o è un attimo e per il resto confondiamo la frase “sono felice” con la frase “mi ricordo di essere stato felice”?
• Ma allora, il tendere alla Felicità è in sé Felicità (o una sua sottospecie) o no?

sabato 16 marzo 2002

noname

Ti amo, voglio tutto da te,
voglio il giorno e la notte.
Giorno: sorriso, seno, pettinami, danza,
inquieta inquieto, ti amo;
Notte: cinque sospiri, sei qui,
parossismo sincronico, baci e carezze,
tradisco l’ego, rinnego le usanze.
Ti amo.