sabato 12 aprile 2003

DELIRIO

Sto qui ad osservare mentre quel ciccione infila il suo lurido uccello nel buco del culo della mia ragazza. Osservo impotente e non faccio nulla, zero azione, zero pensieri, vedo la scena e resto spettatore, come in uno schifoso cinema porno guardo perplesso la squallida scena: lei stesa, faccia all’ingiù su di un anonimo letto, e l’uomo col ciondolo al collo che pompa… Una barbara scena che non auguro a nessuno di vivere in prima persona. Un quadretto penoso di un inutile essere umano, io, che vive per inerzia.
Adesso esco dalla casa e sono in una strada deserta; il cielo crea uno sfondo marrone, come polveroso, ma siamo in piena città. Le figure si muovono minacciose ed ogni cosa mi suggerisce che non sono desiderato; faccio dei passi incerti e subito percepisco due treni immensi che ruggiscono in direzioni opposte; come se il momento dello scontro fosse imminente il clima è teso, ma non è una calma piatta, piuttosto un’aria afosa ed apocalittica che prefigura il boato ma lo lascia sempre un attimo indietro preannunciandolo e lasciandolo sospeso. La situazione è troppo forte, non riesco a sostenerla, mi porto nel prato dove tutti sono intenti a costruire metafore sessuali.
Sono imprigionato in questo incubo che mi sfugge di mano, e non riesco a spiegare bene il senso di distacco dal mio corpo che sto provando: è come se stessi ad una finestra su in alto che punta costantemente sulla mia nuca, si muove in prima persona come un videogioco in soggettiva. E’ una forte sensazione di impossibilità, che mi fa cascare gli eventi addosso come stessi leggendo un libro, ho la febbre e il delirio mi fa precipitare in picchiata su di un campo da tennis in cemento.