mercoledì 21 marzo 2007

IO SONO

A vent'anni sembra che il tempo non passi, non si ha la percezione dell'inesorabile discesa... Che figata essere ventenni! La fregatura è che non ci si pensa, ma è giustamente il suo bello. Adesso ho quasi trent'anni, quando ne avevo quasi venti... Quanto sono cambiato in neanche dieci anni!

Ma vaffanculo! Oggi è primavera: il risveglio del cazzo. Io sono.

mercoledì 14 marzo 2007

non a me (in 5 atti)

1. CINQUE
Cinque volte ho provato a bussare alla tua porta, cinque volte. Una volta fuori da quel tuo palazzo maledetto mi sono detto: “meglio così, sarà la mia fortuna, devo solo essere forte per cinque mesi”. Centocinquanta giorni sono tanti! Ore e ore e ore di agonia. “Ma ce la posso fare”. Ecco che sono passati i primi cinque minuti… sto gia un pochino meglio. Non è vero, sto malissimo. No, non è vero. Sto. Sono vivo, qui, adesso in strada. Sono Io. Mi metto in cammino verso il nulla. Sto malissimo. Non sono ancora finiti i secondi cinque minuti e sono di nuovo davanti alla tua porta. Ti amo stai con me. Che classico! Certo che ti amo che bisogno c’è di dirlo, ma… Tu? Tu mi ami? Devo saperlo. Busso piano, niente. Busso. Niente. Busso. Forse sei uscita, no, lo so che ci sei. Forse stai piangendo... Che storia banale, come tutte, come una di quelle canzoni di quegli artisti che tanto odio, quando parlano di amori che finiscono o di amori in generale; hanno delle musiche scontate, popolari. Sono banali. Ma io sto vivendo una di quelle canzoni. Io che amo il rock’n’roll, i veri artisti dico io. Quelli che sanno la vita… E sono qui a vivere una canzone di… ce ne sono mille qui in Italia. Li odio. Odio tutto. Sto piangendo ma perché? Cinque mesi e sarò nuovo, sarò migliore. Forse anche meno di cinque mesi. No, cinque mesi. Riuscirò ad apprezzare le cose buone che ci siamo dati in questi cinque anni insieme. Mamma mia quanto tempo! Un’eternità. Mediamente la vita dura quindici volte cinque anni. Se va bene. Quindi un quindicesimo della nostra esistenza l’abbiamo passato insieme, ti rendi conto? E vuoi buttare tutto al vento, così? Torna da me! Piango piango piango piango piango piango piango piango. Sto un pochino meglio. Ma perché! Perché! Sì sto un pochino meglio, torno in strada. Io vado via! Ciao! Addio! Faccio cinque volte cento passi con gli occhi arrossati e sono in macchina. Metto un cd. No. Niente musica. Silenzio. Adesso? Dove vado? Che strazio la vita…

2. NON CI SEI PIÙ
Ormai è ufficiale. Poche ore fa stavamo insieme, ora non più. Non riesco a crederci. Non può succedere, non a me! Mi concentro sulla guida, mi rilassa. Guiderei per ore e ore. Quando ho una meta lontana sono felice. Se sono solo forse è anche meglio. Guido solo, sto bene. Guidare è la mia dimensione. Forse dovrei fare il camionista o l’autista. Il tassista! Ecco qual è il mio mestiere. Anche se non sarei solo. I clienti sono persone vive che pensano. Io non ho voglia di interagire con loro. Ma non sono tenuto a farlo, giusto? Non so se riuscirei ad estraniarmi completamente e vivermi il relax della guida, non lo so. Forse è meglio il camionista. Anche se… guidare un camion forse non è così rilassante. Ci sono più responsabilità, l’assetto è diverso e… Non ci sei più. Dove ho sbagliato? Perché dovrebbe essere giusto che noi ci lasciamo? Non lo è! Non sono d’accordo! Ripensiamoci! No. È giusto. Lo so, sono convinto. Ma il ragionamento è una cosa, l’istinto un’altra. Io non voglio che noi ci lasciamo! Mi devo distrarre. Accendo una sigaretta e guido. Non c’è un cane in giro. Credo che impazzisco. Avrà già un altro. Sì, è sicuro. Ha un altro. Lei era quella del “chiodo scaccia chiodo”, o no? L’ha sempre fatto prima di me, me ne parlava… Oddio! Ha un altro di sicuro. Muoio, non reggo. Muoio. Fumo. Guido. Fumo. Guido. Chi sarà? Chi sarà quel bastardo che me l’ha portata via? Certo che… se la storia era finita, perché lo era, non è questione di chi sarà il prossimo. Il punto è: la storia era finita. Basta. Sì ma l’abbiamo reso definitivo solo adesso. Solo adesso che lei ha un altro. Ecco perché è così drastica, lei. Adesso. Potevamo lasciarci anche due mesi fa. Sì che anche allora andava male. Ma ancora non aveva nessuno. Mi ha pilotato! Sarebbe rimasta con me… No. Calma. Non è una strega, non vuole il mio male. Vuole il suo bene. E il mio di bene? Chi lo vuole? Cosa voglio io? Lei! Voglio lei voglio solo lei! Voglio lei adesso qui! No! Non è vero. Vorrei una birra. Buona idea. Vado a quel bar sempre aperto, e mi prendo una birra doppio malto. Sì me la merito.

3. PENSIERO
Crisi. Sono in crisi. Diranno: “Luca è in crisi”. Bella scoperta! Sì, sono in crisi, allora? Non voglio niente da nessuno. Per favore niente azioni di sollevamento, non sto poi così male. Anzi, ne sono quasi fuori! “Grazie amici, grazie ma non ce ne è bisogno”. Invece c’è bisogno eccome! Chi mi dà una ricetta per stare bene? Nessuno? Lo immaginavo. A che servono gli amici? Io non riesco a pensare ad altro. Proprio non riesco. Sono passati cinque giorni, cinque giorni di black out totale da lei, perché è giusto così, e io non riesco a pensare ad altro. Amici, non amici. Tutti i miei pensieri sono lì. Il primo pensiero riesco a vederlo formarsi la mattina quando apro gli occhi, anzi, prima di aprirli il pensiero già arriva. E rimane, fisso, tutto il santo giorno. Fino alla fine, quando riesco a dormire. I giorni passano così. Non so nemmeno cosa faccio cosa dico. Penso a lei e basta. Il resto “non è”. Non riesco a parlarne con nessuno. Sono limitato, sono pazzo. Sì sono pazzo, sempre più.

4. OTTAVO GIORNO
Ho trovato! Cercherò di convogliare tutte queste energie mentali che sto sprecando inutilmente in qualcosa di costruttivo, qualcosa di creativo, qualcosa di… Lavo i piatti, tengo la casa linda e pulita. Faccio il letto, imparo ad usare la lavatrice, è solo una questione di pulizia. Deve essere così!
Niente. Accidenti sono un fallito, la mia vita è stato un fallimento continuo e questo nuovo episodio ne è la conferma. Che farò quando finisco di piegare le magliette? Che farò quando non avrò più erba da tagliare? Cha cosa farò se non torni più? Mi hai lasciato cazzo, perché! Perché! Perché! Perché! Controllo il telefono, controllo la posta, controllo il telefono di nuovo… Ti amo. Ti chiamo. 347 ******0, non rispondi. Chiamo tua madre, dice che non ci sei e che devo stare bene. Pulisco il pavimento, esco a gettare la spazzatura. Lo so, tu non ci sei più. Lo so.

5. E’ UFFICIALE
Ha un altro. Questa è la morte totale. Non ho più voglia di vivere.