martedì 22 aprile 2008

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mannaggia devo diventare grande. sapevo che sarebbe successo! eh va bè! questa è la fine, è l'inizio della fine... cieli neri, oscuri pensieri. sfuggevole è il senso di tutto ciò. è finita l'epoca dell'immortalità, è finita l'epoca eterea... inizia la materia. inizia la decomposizione. inizia l'accumulo di scarti, l'inutile rincorsa, la fuga, il tuffo nel vuoto, il ritorno alla polvere. inizia la bellezza esteriore quando non c'è più e la bruttezza interiore quando si potrebbe risplendere! inizia l'egoismo quando non ve ne è bisogno alcuno. inizia la rincorsa ad accaparrarsi i posti migliori per trovarsi soli... è molto probabile che pioverà per sempre. credo che butterò tutto quello che ho archiviato, credo che annullerò i ricordi. credo di essere fortunato, credo che la vita sia un caso di studio molto interessante. credo ancora nonostante tutto, e non smetterò, che l'amore e la musica ci salveranno.

martedì 8 aprile 2008

conclusione

Ho raggiunto una importante conclusione. Che ci sono dei complementari, che ci sono delle occorrenze ripetute. Che non ci stiamo inventando un cazzo, in poche parole. Che non riusciamo a capire il nesso perché siamo posizionati male nella filiera della conoscenza e osserviamo i dettagli errati. Siamo delle minuscole esistenze romantiche. Romantici, un pullulare di romantici che non si rassegnano e non lo faranno mai. Dolore e musica rock. Siamo dei vecchi romantici che soffrono e mirano al rock... Rock come stile di vita, l'unico giusto. Rock come filosofia, rock come religione!
Siamo completi ormai, la teoria è pronta: l'uomo è un
• vecchio
• confuso
• romantico
• sofferente
• rocker

E ho detto tutto.

mon amour, godano

MARLENE KUNTZ - CANTO
dall'album UNO

Sto perdendoti...
(e quando accadrà
il demonio del grande rammarico
il mio girovagare dovrà
fuggire ovunque,
inseguito dalla colpa)

Di quel che sciupai
ben più sciuperò,
fra i timori e l'inettitudine,
e a ogni persa occasione o viltà
la tua fine in me
crescerà come un'onta.

Canto il bene che ti vorrei,
chiuso dalle catene
di un'incomprensibile prigione che mi opprime.

Canto il nulla che prenderai
dalle folli mie pene,
e non mi è di consolazione sapere
che son figlie anch'esse di te.

Stai guardandomi...
Ti sento... Lo sai?
Ma non serve a farti raggiungere
da un afflato di umanità.
E apatia ti dò,
anelando alla dolcezza.

sabato 5 aprile 2008

mai più

2 staffe un piede rientro così tardi ormai da secoli non ricordo se ho smesso di ricordare per la paura della troppa realtà mentre il divagare diventa sistema come una marea eternamente nuovo e immobile.

ottengo molto di meglio se scanzono il dono primario. ottengo molto di meglio se faccio di testa mia e di palo in frasca immediato.

ottengo molto di meglio se evito di sfruttare al massimo la possibilità di infinite possibilità e tuffarsi! tanto di più non si può chiedere al meglio e massimamente meno al maglio.

oggettistica di ferro battuto battuta all'asta per milioni di fantasie contorte creazione di un cervello collettivo che divaga mentre solo pochi sanno la via e la tengono distratta da suoni onomatopeici che unica soluzione danno alla vita!

prefazione all'epilogo può solo essere una stretta di vite regolate da pochi innocenti signori della terra, strana, orrida, unicamente simile alle altre meticolose riproduzioni di una intuizione divina.

scendere scendere scendere mai più