lunedì 4 agosto 2003

Al "Gato"

Quattro ore dopo, arzillo come un gatto, ero seduto sugli sgabelli di fronte al bancone di “El Gato”, tutto intento a parlare della situazione politica americana con Ernesto, un messicano di mezza età, enorme e gay, che mi assecondava sperando di fare sesso con me. Non sono molto metodico sulle cose che faccio, non porto quasi mai a termine un progetto, mi stanco troppo presto delle novità che, non essendo più tali, con il tempo diventano noiosa routine, ecchepalle! Non so dove spero di arrivare continuando così, sicuramente molto poco lontano, ma, non è forse questo il bello? Non si arriva mai neanche a raggiungere il quindici percento della “grandezza” che ci si era proposti, o comunque immaginati o si aveva “segretamente sognato di raggiungere concretamente”, non parlandone per scaramanzia, per non “gufare”… Io lo so… So che niente di tutto quello che sogno accadrà mai così come lo sogno, ma soltanto una versione misera e molto ridotta del compendio della metà più brutta di quel sogno, e allora? Che campo a fare? Mi esalta inventarmi gli obiettivi, ma non li perseguo mai fino in fondo, perché so che sono passatempi; so che non hanno nulla a che vedere con la soluzione ultima del mistero, con la teoria unificata del tutto, con la definitiva percezione dell’essere, con lo scioglimento delle angustie umane. Dovrei dedicarmi all’astrofisica, per indagare i segreti del cosmo, o interessarmi di meccanica quantistica, o cercare di capire cosa dice la teoria delle stringhe… Perché esiste il principio di indeterminazione? Cos’è che Einstein non ha avuto il tempo di dirci? Cos’è un buco nero? Non lo so… Eppoi è troppo difficile e impegnativo dedicarsi a quese cose, non potrei godermi la vita, lascio che lo faccia qualcun altro, anche se so che io potrei farlo al meglio, e fondamentale sarebbe il mio contributo… Peccato. Nascerà prima o poi qualcuno bravo quanto me che ha anche voglia di applicarsi, no io. So. A me mi piacciono le sostanze che alterano la percezione della realtà, ne faccio uso, a volte abuso, e non mi pento, fanculo la morale, fanculo la polizia, fanculo la vita eterna. Due ore prima di parlare con Ernesto ero nel bagno del pub che sniffavo due righe di coca buona, una ora prima di essere nel bagno ero sulle poltroncine del locale tutto intento a sedurre Rita con discorsi suadenti e bugie da piacione, quaranta minuti prima di provarci con Rita mi stavo addormentando dentro “El Gato”, dieci minuti dopo mi facevano sniffare della roba… Luciano si incazzò, il serrato dialogo tra me e Rita si era prolungato ben oltre l’accettabile, tra l’altro quando venne ad interromperci stavamo parlando di sesso, e sembravamo ben affiatati; se ne andò arrabbiato portando via con se la sua bella, e neanche salutandomi. Io non me ne curai molto, sniffai ancora e passai ad Ernesto. Io e Toni, fatti di coca, sporchi e cattivi, felicissimi mattatori di una serata al pub in Saragozza, Spagna.

Nessun commento: