venerdì 8 agosto 2003

anche nelle discoteche rock spagnole si beve

Decisi di uscire, ero veramente spolpo. Avevo una bottiglia di birra in mano e all’uscita mi ruppero i coglioni i buttafuori che non potevo stare davanti al locale a bermi birra, in Spagna è proibito bere in strada. Ebbero molto da sbraitarmi addosso, io non capivo un cazzo di quello che dicevano, era spagnolo stretto e arrabbiato io continuavo a dire che non comprendevo loro mi presero a forza e mi trascinarono in un vicolo, mi avrebbero massacrato se non li avessero richiamati con la radiolina che dentro c’era un casino.
Ok. Vicolo, fuori dal locale. Quando sono arrivato qui non ero solo, c’erano Toni e Carmen e Ernesto e l’amico di Ernesto. Stavo dentro la nostra macchina… Sì. Toni se ne è andato con Carmen, gli altri sono tutti via… IO ho le chiavi della macchina! Dove sono? In tasca, ovvio. Dove si trova la macchina? Mi ricordo… Era una strada in salita, era una strada semibuia in salita… Avevamo parcheggiato la nostra macchina proprio dietro quella di Carmen, poi a piedi siamo venuti qua, allo ZetaZeta. Sì ma qual è la direzione? Provo per di qua. Mi ritrovai in una immensa piazza di cemento in mezzo ai grattacieli, con delle panchine e delle piante al centro, era un paesaggio di periferia, c’erano delle vetrine intorno, e dei ragazzi neri sopra una panchina più in là che fumavano qualcosa. Non mi ricordo di essere passato di qua. Tu non ti ricordi un cazzo, il tuo cervello si è spento ore ed ore fa, potresti esserci benissimo passato, idiota! Non qua, una cosa così me la ricorderei. Devo tornare indietro. Ripassai di fronte al locale e mi incamminai per la direzione opposta. Che rompimento di palle, dove cazzo devo andare, ho mal di testa mi viene da vomitare, adesso dovrò guidare, non sto in piedi. Sono solo e ubriaco, però che bella che era la musica là dentro… Trovai la semibuia, passai davanti la macchina di Carmen, c’era anche Toni dentro…
ero là dentro che stavo infilando due dita nella vagina di Carmen, lei stava oramai sbavando di voglia, quando intuisco fuori l’ombra di Marco ciondoloni. mi sporgo dal finestrino lo chiamo, è completamente sbronzo, ha una cascata di vomito sulla maglietta bianca con su scritto “FAKE”. mi risponde con uno strano singulto, e si porta alla macchina, la mia macchina.

avevo le brache calate, non mi importava molto di tutto il mondo fuori della macchina di Carmen. c’era sesso là dentro, l’unica cosa che contava: il sesso, il raggiungimento dell’orgasmo con sprigionamento di endorfine, sesso-droga, droga-sesso-endorfina, orgasmi a volontà, quanti più orgasmi si può. seghe pompini scopate nel culo, basta venire! godo, godo, godo, sì, vengo, vengooooooo!!!!!!!!!! ingoia il mio sperma amica mia, ingoialo. io lecco tutti i liquidi della tua fica in calore, vieni qui, il buco del culo, ci infilo la lingua porca troia. il perineo, mamma mia ti sbatto l’uccello ovunque, guarda che erezione, ti… … … insomma lasciai Marco al suo destino di ubriaco, le sorti della mia macchina non destavano grosso interesse in me. tump! Lo sportello che si chiude. vroam! Il motore che si accende. vrooooooooooammm!! Marco che ci dà dentro con il gas. graaaatt! Marco che tenta di inserire la prima senza schiacciare bene il pedale della frizione. effettivamente non riuscivo proprio a non pensarci così mi posi al vetro ad osservare lo svolgersi degli eventi e lasciai in sospeso la mia esclation con Carmen.
insomma Marco guidando la mia macchina percorre trenta metri in salita, si blocca, fa una strana manovra per rigirare il mezzo (effettivamente era la direzione opposta quella di casa), si ferma ancora con il muso rivolto verso di noi… e poi la macchina inizia lentamente a venirci incontro. la pendenza era molto dolce ed effettivamente sembrava come se si stesse muovendo spinta dalla forza di gravità piuttosto che dalla forza di volontà di Marco. a mezzo metro di distanza tra il paraurti anteriore della mia e il paraurti posteriore della “di Carmen” si bloccò, che la ruota era andata soavemente a sbattere al muretto del marciapiede, Marco non si vedeva. merda! Mi tocca scendere! … stava dormendo! stava dormendo! tutto accasciato tra i due sedili dormiva, la macchina era veramente scesa sotto gravità!
Mi svegliai che Toni mi stava scuotendo, la prima cosa che vidi furono le sue mutande bianche che spuntavano dai calzoni mezzo abbottonati, con la cintura che penzolava slacciata. Ero spalmato sui sedili anteriori della macchina di Toni che mi stava bestemmiando addosso, non capivo che cazzo stesse dicendo… “Ce la fai a tornare a casa?” disse alla fine. Ma mi vedi come sono, come cazzo pensi io possa guidare in queste condizioni, rompi tanto i coglioni che devo stare attento alla guida della tua macchina, poi mi chiedi se ce la faccio a guidare fino a casa? E poi non ti preoccupi per la mia salute? Porca troia, ma sei incoerente e stupido! Queste cose le pensai, ma non le dissi. Quello che dissi fu: “Ssci, gh… guido io! Tranquilo…” E partii, Toni cazzi suoi. Guidavo mentre avevo nella testa il motore di un boeing che decolla e davanti agli occhi la peggiore delle nebbie padane; percepivo la lussuosa strada rettilinea che stavo percorrendo come fosse il percorso sterrato di una gincana…

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